Temistocle, Parigi, Quillau, 1755

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
  Ricchissimi appartamenti, destinati da Serse a Temistocle. Vasi all’intorno ricolmi d’oro e di gemme.
 
 TEMISTOCLE, poi NEOCLE
 
 TEMISTOCLE
 Eccoti in altra sorte; ecco cambiato,
 Temistocle, il tuo stato. Or or di tutto
 bisognoso e mendico invan cercavi
 un tugurio per te. Questo or possiedi
525di preziosi arredi
 rilucente soggiorno;
 splender ti vedi intorno
 in tal copia i tesori; arbitro sei
 e d'un regno e d'un re. Chi sa qual altro
530sul teatro del mondo
 aspetto io cambierò. Veggo purtroppo
 che favola è la vita;
 e la favola mia non è compita.
 NEOCLE
 Splendon pure una volta,
535amato genitor, fauste le stelle
 all'innocenza, alla virtù; siam pure
 fuor de' perigli. A tal novella, oh come
 tremeran spaventati
 tutti d'Atene i cittadini ingrati!
540Or di nostre fortune
 comincia il corso. Io lo prevengo e parmi
 già richezze ed onori,
 già trionfi ed allori
 teco adunar, teco goderne e teco
545passar d'Alcide i segni,
 i regi debellar, dar legge a' regni.
 TEMISTOCLE
 Non tanta ancor, non tanta
 fiducia, o Neocle. Or nell'ardire eccedi,
 pria nel timor. Quand'eran l'aure avverse,
550tremavi accanto al porto; or che seconde
 si mostrano un momento,
 apri di già tutte le vele al vento.
 Il contrario io vorrei. Questa baldanza,
 che tanto or t'avvalora,
555è vizio adesso, era virtude allora.
 E quel timor, che tanto
 prima ti tenne oppresso,
 fu vizio allor, saria virtude adesso.
 NEOCLE
 Ma che temer dobbiamo?
 TEMISTOCLE
560Ma in che dobbiam fidarci? In quei tesori?
 D'un istante son dono,
 può involargli un istante. In questi amici
 che acquistar già mi vedi? Eh non son miei;
 vengon con la fortuna e van con lei.
 NEOCLE
565Del magnanimo Serse
 basta il favore a sostenerci.
 TEMISTOCLE
                                                    E basta
 l'ira di Serse a ruinarne.
 NEOCLE
                                               È troppo
 giusto e prudente il re.
 TEMISTOCLE
                                            Ma un re sì grande
 tutto veder non può. Talor s'inganna,
570se un malvagio il circonda;
 e di malvagi ogni terreno abbonda.
 NEOCLE
 Superior d'ogni calunnia ormai
 la tua virtù ti rese.
 TEMISTOCLE
                                     Anzi là dove
 il suo merto ostentar ciascun procura,
575la virtù che più splende è men sicura.
 NEOCLE
 Ah qual...
 TEMISTOCLE
                     Parti, il re vien.
 NEOCLE
                                                    Qual ne' tuoi detti
 magia s'asconde! Io mi credea felice;
 mille rischi or pavento. In un istante
 par che tutto per me cangi sembiante.
 
580   Tal per altrui diletto
 le ingannatrici scene
 soglion talor d'aspetto
 sollecite cambiar.
 
    Un carcere il più fosco
585reggia così diviene;
 così verdeggia un bosco
 dove ondeggiava il mar. (Parte)
 
 SCENA II
 
 SERSE e TEMISTOCLE
 
 SERSE
 Temistocle.
 TEMISTOCLE
                        Gran re.
 SERSE
                                          Di molto ancora
 debitor ti son io. Mercé promisi
590a chi fra noi Temistocle traesse;
 l'ottenni; or le promesse
 vengo a compir.
 TEMISTOCLE
                                Né tanti doni e tanti
 bastano ancor?
 SERSE
                               No; di sì grande acquisto,
 onde superbo io sono,
595parmi scarsa mercé qualunque dono.
 TEMISTOCLE
 E vuoi...
 SERSE
                   Vuo' della sorte
 corregger l'ingiustizia e sollevarti
 ad onta sua. Già Lampsaco e Miunte
 e la città che il bel Meandro irriga
600son tue da questo istante; e Serse poi
 del giusto amore onde il tuo merto onora
 prove darà più luminose ancora.
 TEMISTOCLE
 Deh sia più moderato
 l'uso, o signor, del tuo trionfo; e tanto
605di mirar non ti piaccia
 Temistocle arrossir. Per te finora
 che feci?
 SERSE
                    Che facesti? E ti par poco
 credermi generoso?
 Fidarmi una tal vita? Aprirmi un campo
610onde illustrar la mia memoria? E tutto
 rendere a' regni miei
 in Temistocle sol quanto perdei?
 TEMISTOCLE
 Ma le ruine, il sangue,
 le stragi, onde son reo...
 SERSE
                                              Tutto compensa
615la gloria di poter nel mio nemico
 onorar la virtù. L'onta di pria
 fu della sorte e questa gloria è mia.
 TEMISTOCLE
 Oh magnanimi sensi
 degni d'un'alma a sostener di Giove
620le veci eletta! Oh fortunati regni
 a tal re sottoposti!
 SERSE
                                    Odimi. Io voglio
 della proposta gara
 seguir l'impegno. Al mio poter fidasti
 tu la tua vita; al tuo valore io fido
625il mio poter. Delle falangi perse
 sarai duce sovrano. In faccia a tutte
 le radunate schiere
 vieni a prenderne il segno. Andrai per ora
 dell'inquieto Egitto
630l'insolenza a punir; più grandi imprese
 poi tenterem. Di soggiogare io spero
 con Temistocle al fianco il mondo intero.
 TEMISTOCLE
 E a questo segno arriva,
 generoso mio re...
 SERSE
                                    Va', ti prepara
635a novelli trofei. Diran poi l'opre
 ciò che dirmi or vorresti.
 TEMISTOCLE
                                                Amici dei,
 chi tanto a voi somiglia
 custoditemi voi. Fate ch'io possa
 memore ognor de' benefici sui
640morir per Serse o trionfar per lui.
 
    Ah d'ascoltar già parmi
 quella guerriera tromba
 che fra le stragi e l'armi
 m'inviterà per te.
 
645   Non mi spaventa il fato,
 non mi fa orror la tomba,
 se a te non moro ingrato,
 mio generoso re. (Parte)
 
 SCENA III
 
 SERSE, poi ROSSANE, indi SEBASTE
 
 SERSE
 È ver che opprime il peso
650d'un diadema real, che mille affanni
 porta con sé; ma quel poter de' buoni
 il merto sollevar, dal folle impero
 della cieca fortuna
 liberar la virtù, render felice
655chi non l'è, ma n'è degno, è tal contento
 che di tutto ristora,
 ch'empie l'alma di sé, che quasi agguaglia,
 se tanto un uom presume,
 il destin d'un monarca a quel d'un nume.
660Parmi esser tal da quel momento in cui
 Temistocle acquistai. Ma il grande acquisto
 assicurar bisogna. Aspasia al trono
 voglio innalzar. La sua virtù n'è degna,
 il sangue suo, la sua beltà. Difenda
665così nel soglio mio de' suoi nipoti
 Temistocle il retaggio e sia maggiore
 fra' legami del sangue il nostro amore.
 Pur d'Aspasia io vorrei
 prima i sensi saper. Già per mio cenno
670andò Sebaste ad esplorargli; e ancora
 tornar nol veggo. Eccolo forse... Oh stelle! (Partendo)
 È Rossane. S'eviti.
 ROSSANE
                                     Ove t'affretti,
 signor? Fuggi da me?
 SERSE
                                          No; in altra parte
 grave cura mi chiama.
 ROSSANE
                                            E pur fra queste
675tue gravi cure avea Rossane ancora
 luogo una volta.
 SERSE
                                Or son più grandi.
 ROSSANE
                                                                    È vero;
 lo comprendo ancor io. Veggo di quanto
 Temistocle le accrebbe. È ben ragione
 che un ospite sì degno
680occupi tutto il cor di Serse. E poi
 è confuso il tuo core,
 né mi fa meraviglia,
 fra' meriti del padre e...
 SERSE
                                              Principessa,
 addio.
 ROSSANE
               Senti. Ah crudel!
 SERSE
                                                (Si disinganni
685la sua speranza). Odi, Rossane; è tempo
 ch'io ti spieghi una volta i miei pensieri.
 Sappi...
 SEBASTE
                  Signor, di nuovo
 chiede il greco orator che tu l'ascolti.
 SERSE
 Che? Non partì!
 SEBASTE
                                 No; seppe
690che Temistocle è in Susa e grandi offerte
 farà per ottenerlo.
 SERSE
                                    Or troppo abusa
 della mia tolleranza. Udir nol voglio;
 parta; ubbidisca. (Sebaste s’incamina)
 ROSSANE
                                   (È amor quell'ira).
 SERSE
                                                                       Ascolta. (A Sebaste)
 Meglio pensai. Va', l'introduci. Io voglio
695punirlo in altra guisa. (Parte Sebaste)
 ROSSANE
                                           I tuoi pensieri
 spiegami alfin.
 SERSE
                               Tempo or non v'è. (Volendo partire)
 ROSSANE
                                                                  Prometti
 pria con me di spiegarti
 e poi crudel non mi rispondi e parti!
 SERSE
 
    Quando parto e non rispondo,
700se comprendermi pur sai,
 tutto dico il mio pensier.
 
    Il silenzio è ancor facondo
 e talor si spiega assai
 chi risponde col tacer. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ROSSANE e poi ASPASIA
 
 ROSSANE
705Non giova lusingarsi,
 trionfa Aspasia. Ecco l'altera. E quale
 è il gran pregio che adora
 Serse in costei? (Considerando Aspasia)
 ASPASIA
                                 Sono i tuoi dubbi alfine
 terminati, o Rossane?
 ROSSANE
                                           (Io non ritrovo (Come sopra)
710di nodi sì tenaci
 tanta ragion).
 ASPASIA
                            Che fai? Mi guardi e taci!
 ROSSANE
 
    Ammiro quel volto,
 vagheggio quel ciglio
 che mette in periglio
715la pace d'un re.
 
    Un'alma confusa
 da tanta bellezza
 è degna di scusa,
 se manca di fé. (Parte)
 
 SCENA V
 
 ASPASIA, poi LISIMACO
 
 ASPASIA
720Che amari detti! Oh gelosia tiranna,
 come tormenti un cor! Ti provo, oh dio!
 per Lisimaco anch'io.
 LISIMACO
                                          (Solo un istante
 bramerei rivederla e poi... M'inganno?
 Ecco il mio ben).
 ASPASIA
                                  Non può ignorar ch'io viva;
725troppo è pubblico il caso. Ah d'altra fiamma
 arde al certo l'ingrato. Ed io non posso
 ancor di lui scordarmi! Ah sì; disciolta
 da questi lacci ormai... (Volendo partire)
 LISIMACO
                                             Mia vita, ascolta.
 ASPASIA
 Chi sua vita mi chiama... Oh stelle!
 LISIMACO
                                                                  Il tuo
730Lisimaco fedele. A rivederti
 pur, bella Aspasia, il mio destin mi porta.
 ASPASIA
 Aspasia! Io non son quella. Aspasia è morta.
 LISIMACO
 So che la fama il disse,
 so che mentì, so per quai mezzi il cielo
735te conservò.
 ASPASIA
                         Già che tant'oltre sai,
 che per te più non vivo ancor saprai.
 LISIMACO
 Deh perché mi trafiggi
 sì crudelmente il cor?
 ASPASIA
                                          Merita invero
 più di riguardo un sì fedele amico,
740un sì tenero amante. Ingrato! E ardisci
 nemico al genitore
 venirmi innanzi e ragionar d'amore?
 LISIMACO
 Nemico! Ah tu non vedi
 le angustie mie. Sacro dover m'astringe
745la patria ad ubbidir; ma in ogni istante
 contrasta in me col cittadin l'amante.
 ASPASIA
 Scordati l'uno o l'altro.
 LISIMACO
                                            Uno non deggio,
 l'altro non posso. E senza aver mai pace,
 procuro ognor quel che ottener mi spiace.
 ASPASIA
750Va'; lode al ciel nulla ottenesti.
 LISIMACO
                                                          Oh dio!
 Purtroppo, Aspasia, ottenni. Ah perdonate
 se al dolor del mio bene
 donai questo sospiro, o dei d'Atene.
 ASPASIA
 Io tremo. E che ottenesti?
 LISIMACO
                                                  Il re concede
755Temistocle alla Grecia.
 ASPASIA
                                            Aimè!
 LISIMACO
                                                          Pur ora
 rimandarlo promise e la promessa
 giurò di mantener.
 ASPASIA
                                      Misera! (Ah Serse
 punisce il mio rifiuto).
 Lisimaco, pietà. Tu sol, tu puoi
760salvarmi il padre.
 LISIMACO
                                   E per qual via? M'attende
 già forse il re, dove adunati sono
 il popolo e le schiere. A tutti in faccia
 consegnarlo vorrà. Pensa qual resti
 arbitrio a me.
 ASPASIA
                             Tutto, se vuoi. Concedi
765che una fuga segreta...
 LISIMACO
                                           Ah che mi chiedi!
 ASPASIA
 Chiedo da un vero amante
 una prova d'amor. Non puoi scusarti.
 LISIMACO
 Oh dio, fui cittadin prima d'amarti.
 ASPASIA
 Ed obbliga tal nome
770d'un innocente a procurar lo scempio?
 LISIMACO
 Io non lo bramo; il mio dovere adempio.
 ASPASIA
 E ben, facciamo entrambi
 dunque il nostro dovere. Anch'io lo faccio.
 Addio.
 LISIMACO
                Dove t'affretti?
 ASPASIA
                                              A Serse in braccio.
 LISIMACO
775Come?
 ASPASIA
                 Egli m'ama; e ch'io soccorra un padre
 ogni ragion consiglia.
 Anch'io prima d'amarti ero già figlia.
 LISIMACO
 Senti. Ah non dare al mondo
 questo d'infedeltà barbaro esempio.
 ASPASIA
780Sieguo il tuo stile; il mio dovere adempio.
 LISIMACO
 Ma sì poco ti costa...
 ASPASIA
 Mi costa poco? Ah sconoscente! Or sappi
 per tuo rossor che se consegna il padre
 Serse me vuol punir. Mandò poc'anzi
785il trono ad offerirmi; e questa, a cui
 nulla costa il lasciarti in abbandono,
 per non lasciarti ha ricusato il trono.
 LISIMACO
 Che dici, anima mia!
 ASPASIA
                                          Tutto non dissi;
 senti, crudel. Mille ragioni, il sai,
790ho d'abborrirti e pur non posso; e pure
 ridotta al duro passo
 di lasciarti per sempre, il cor mi sento
 sveller dal sen. Dovrei celarlo, ingrato;
 vorrei ma non ho tanto
795valor che basti a trattenere il pianto.
 LISIMACO
 Deh non pianger così; tutto vogl'io,
 tutto... (Ah che dico!) Addio, mia vita, addio.
 ASPASIA
 Dove?
 LISIMACO
                Fuggo un assalto
 maggior di mia virtù.
 ASPASIA
                                          Se di pietade
800ancor qualche scintilla...
 LISIMACO
 Addio, non più; già il mio dover vacilla.
 
    Oh dei! Che dolce incanto
 è d'un bel ciglio il pianto!
 Chi mai, chi può resistere?
805Quel barbaro qual è?
 
    Io fuggo, amato bene,
 che se ti resto accanto,
 mi scorderò d'Atene,
 mi scorderò di me. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 ASPASIA sola
 
 ASPASIA
810Dunque il donarmi a Serse
 ormai l'unica speme è che mi resta.
 Che pena, oh dio! Che dura legge è questa!
 
    A dispetto d'un tenero affetto
 farsi schiava d'un laccio tiranno
815è un affanno che pari non ha.
 
    Non si vive, se viver conviene
 chi s'abborre chiamando suo bene,
 a chi s'ama negando pietà. (Parte)
 
 SCENA VII
 
  Grande e ricco padiglione aperto da tutti i lati, sotto di cui trono alla destra, ornato d’insegne militari. Veduta di vasta pianura, occupata dall’esercito persiano disposto in ordinanza.
 
 SERSE e SEBASTE con seguito di satrapi, guardie e popolo. Poi TEMISTOCLE, indi LISIMACO con greci
 
 SERSE
 Sebaste, ed è pur vero! Aspasia, dunque,
820ricusa le mie nozze?
 SEBASTE
                                        È al primo invito
 ritrosa ogni beltà. Forse in segreto
 arde Aspasia per te; ma il confessarlo
 si reca ad onta; ed a spiegarsi un cenno
 brama del genitor.
 SERSE
                                     L'avrà...
 SEBASTE
                                                      Già viene
825l'esule illustre e l'orator d'Atene.
 SERSE
 Il segno a me del militare impero
 fa' che si rechi. (Serse va in trono servito da Sebaste. Uno de’ satrapi porta sopra bacile d’oro il bastone del comando e lo sostiene vicino a lui; intanto nell’avvicinarsi, non udito da Serse, dice Lisimaco a Temistocle:)
 LISIMACO
                                (A qual funesto impiego,
 amico, il ciel mi destinò! Con quanto
 rossor...)
 TEMISTOCLE
                    (Di che arrossisci! Io non confondo
830l'amico e il cittadin. La patria è un nume
 a cui sacrificar tutto è permesso;
 anch'io nel caso tuo farei l'istesso).
 SERSE
 Temistocle, t'appressa. In un raccolta
 ecco de' miei guerrieri
835la più gran parte e la miglior; non manca
 a tante squadre ormai
 che un degno condottier; tu lo sarai.
 Prendi; con questo scettro, arbitro e duce
 di lor ti eleggo. In vece mia punisci,
840premia, pugna, trionfa. È a te fidato
 l'onor di Serse e della Persia il fato.
 LISIMACO
 (Dunque il re mi deluse;
 o Aspasia lo placò).
 TEMISTOCLE
                                      Del grado illustre,
 monarca eccelso, a cui mi veggo eletto,
845in tua virtù sicuro,
 il peso accetto e fedeltà ti giuro.
 Faccian gli dei che meco
 a militar per te venga fortuna;
 o se sventura alcuna
850minacciasser le stelle, unico oggetto
 Temistocle ne sia. Vincan le squadre,
 perisca il condottiero; a te ritorni
 di lauri poi, non di cipressi cinto
 fra l'armi vincitrici il duce estinto.
 LISIMACO
855In questa guisa, o Serse,
 Temistocle consegni?
 SERSE
                                          Io sol giurai
 di rimandarlo in Grecia. Odi se adempio
 le mie promesse. Invitto duce, io voglio
 punito alfin quell'insolente orgoglio.
860Va'; l'impresa d'Egitto
 basta ogn'altro a compir; va', del mio sdegno
 portatore alla Grecia. Ardi, ruina,
 distruggi, abbatti e fa' che senta il peso
 delle nostre catene
865Tebe, Sparta, Corinto, Argo ed Atene.
 TEMISTOCLE
 (Or son perduto).
 LISIMACO
                                   E ad ascoltar m'inviti...
 SERSE
 Non più; vanne e riporta
 sì gran novella a' tuoi. Di' lor qual torna
 l'esule in Grecia e quai compagni ei guida.
 LISIMACO
870(Oh patria sventurata! Oh Aspasia infida!) (Parte co’ greci)
 
 SCENA VIII
 
 TEMISTOCLE, SERSE e SEBASTE
 
 TEMISTOCLE
 (Io traditor!)
 SERSE
                           Duce, che pensi?
 TEMISTOCLE
                                                            Ah cambia
 cenno, mio re. V'è tanto mondo ancora
 da soggiogar.
 SERSE
                           Se della Grecia avversa
 pria l'ardir non confondo,
875nulla mi cal d'aver soggetto il mondo.
 TEMISTOCLE
 Rifletti...
 SERSE
                    È stabilita
 di già l'impresa; e chi s'oppon m'irrita.
 TEMISTOCLE
 Dunque eleggi altro duce.
 SERSE
 Perché?
 TEMISTOCLE
                  Dell'armi perse
880io depongo l'impero al piè di Serse. (Depone il bastone a’ piè del trono)
 SERSE
 Come?
 TEMISTOCLE
                 E vuoi ch'io divenga
 il distruttor delle paterne mura?
 No; tanto non potrà la mia sventura.
 SEBASTE
 (Che ardir!)
 SERSE
                          Non è più Atene, è questa reggia
885la patria tua; quella t'insidia e questa
 t'accoglie, ti difende e ti sostiene.
 TEMISTOCLE
 Mi difenda chi vuol, nacqui in Atene.
 È istinto di natura
 l'amor del patrio nido. Amano anch'esse
890le spelonche natie le fiere istesse.
 SERSE
 (Ah d'ira avvampo). Ah dunque Atene ancora
 ti sta nel cor! Ma che tant'ami in lei?
 TEMISTOCLE
 Tutto, signor; le ceneri degli avi,
 le sacre leggi, i tutelari numi,
895la favella, i costumi,
 il sudor che mi costa,
 lo splendor che ne trassi,
 l'aria, i tronchi, il terren, le mura, i sassi.
 SERSE
 Ingrato! E in faccia mia (Scende dal trono)
900vanti con tanto fasto
 un amor che m'oltraggia?
 TEMISTOCLE
                                                 Io son...
 SERSE
                                                                  Tu sei
 dunque ancor mio nemico. Invan tentai
 co' benefici miei...
 TEMISTOCLE
                                     Questi mi stanno,
 e a caratteri eterni,
905tutti impressi nel cor. Serse m'additi
 altri nemici sui,
 ecco il mio sangue, il verserò per lui.
 Ma della patria a' danni
 se pretendi obbligar gli sdegni miei,
910Serse, t'inganni, io morirò per lei.
 SERSE
 Non più; pensa e risolvi; esser non lice
 di Serse amico e difensor d'Atene.
 Scegli qual vuoi.
 TEMISTOCLE
                                 Sai la mia scelta.
 SERSE
                                                                  Avverti;
 del tuo destin decide
915questo momento.
 TEMISTOCLE
                                   Il so purtroppo.
 SERSE
                                                                  Irriti
 chi può farti infelice.
 TEMISTOCLE
 Ma non ribelle.
 SERSE
                               Il viver tuo mi devi.
 TEMISTOCLE
 Non l'onor mio.
 SERSE
                                T'odia la Grecia.
 TEMISTOCLE
                                                                Io l'amo.
 SERSE
 (Che insulto, oh dei!) Questa mercede ottiene
920dunque Serse da te?
 TEMISTOCLE
                                        Nacqui in Atene.
 SERSE
 (Più frenarmi non posso). Ah quell'ingrato
 toglietemi d'innanzi,
 serbatelo al castigo. E pur vedremo
 forse tremar questo coraggio invitto.
 TEMISTOCLE
925Non è timor dove non è delitto.
 
    Serberò fra' ceppi ancora
 questa fronte ognor serena;
 è la colpa e non la pena
 che può farmi impallidir.
 
930   Reo son io, convien ch'io mora,
 se la fede error s'appella;
 ma per colpa così bella
 son superbo di morir. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 SERSE, SEBASTE, ROSSANE e poi ASPASIA
 
 ROSSANE
 Serse, io lo credo appena...
 SERSE
                                                   Ah principessa,
935chi crederlo potea? Nella mia reggia,
 a tutto il mondo in faccia
 Temistocle m'insulta. Atene adora,
 se ne vanta e per lei
 l'amor mio vilipende e i doni miei.
 ROSSANE
940(Torno a sperar). Chi sa? Potrà la figlia
 svolgerlo forse.
 SERSE
                              Eh che la figlia e il padre
 son miei nemici. È naturale istinto
 l'odio per Serse ad ogni greco. Io voglio
 vendicarmi d'entrambi.
 ROSSANE
945(Felice me). Della fedel Rossane
 tutti non hanno il cor.
 SERSE
                                          Lo veggo e quasi
 del passato arrossisco.
 ROSSANE
                                           E pure io temo
 che se Aspasia a te viene...
 SERSE
                                                   Aspasia! Ah tanto
 non ardirà.
 ASPASIA
                        Pietà, signor.
 ROSSANE
                                                  (Lo vedi (A Serse)
950se tanto ardì? Non ascoltarla).
 SERSE
                                                         (Udiamo
 che mai dirmi saprà).
 ASPASIA
                                           Salvami, o Serse,
 salvami il genitor. Donalo, oh dio,
 al tuo cor generoso, al pianto mio.
 SERSE
 (Che bel dolor!)
 ROSSANE
                                (Temo l'assalto).
 SERSE
                                                                E vieni
955tu grazie ad implorar? Tu che d'ogn'altro
 forse più mi disprezzi?
 ASPASIA
                                             Ah no; t'inganni,
 fu rossor quel rifiuto. Il mio rossore
 un velo avrà se il genitor mi rendi.
 Sarà tuo questo cor.
 ROSSANE
                                       (Fremo).
 SERSE
                                                          E degg'io
960un ingrato soffrir che i miei nemici
 ama così?
 ASPASIA
                      No; chiedo men. Sospendi
 sol per poco i tuoi sdegni. Ad ubbidirti
 forse indurlo potrò. Mel nieghi? Oh dei
 nacqui pure infelice! Ancor da Serse
965niun partì sconsolato. Io son la prima
 che lo prova crudel! No; non lo credo,
 possibile non è. Questo rigore
 è in te stranier, ti costa forza; ostenti
 fra la natia pietà l'ira severa;
970ma l'ira è finta e la pietade è vera.
 Ah sì, mio re, cedi al tuo cor; seconda
 i suoi moti pietosi e la mia speme;
 o me spirar vedrai col padre insieme.
 SERSE
 Sorgi. (Che incanto!)
 ROSSANE
                                         (Ecco, delusa io sono).
 SERSE
975Fa' che il padre ubbidisca e gli perdono.
 
    Di' che a sua voglia eleggere
 la sorte sua potrà;
 di' che sospendo il fulmine
 ma nol depongo ancor.
 
980   Che pensi a farsi degno
 di tanta mia pietà,
 che un trattenuto sdegno
 sempre si fa maggior. (Parte)
 
 SCENA X
 
 ASPASIA, ROSSANE e SEBASTE
 
 ROSSANE
 (Io mi sento morir).
 ASPASIA
                                        Scusa, Rossane,
985un dover che m'astrinse...
 ROSSANE
                                                  Agli occhi miei
 involati, superba. Hai vinto, il vedo,
 lo confesso, ti cedo,
 brami ancor più? Vuoi trionfarne? Ormai
 troppo m'insulti; ho tollerato assai.
 ASPASIA
 
990   L'ire tue sopporto in pace,
 compatisco il tuo dolore;
 tu non puoi vedermi il core,
 non sai come in sen mi sta.
 
    Chi non sa qual è la face
995onde accesa è l'alma mia
 non può dir se degna sia
 o d'invidia o di pietà. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 ROSSANE e SEBASTE
 
 SEBASTE
 (Profittiam di quell'ira).
 ROSSANE
 Ah Sebaste, ah potessi
1000vendicarmi di Serse.
 SEBASTE
 Pronta è la via; se a' miei fedeli aggiungi
 gli amici tuoi, sei vendicata e siamo
 arbitri dello scettro.
 ROSSANE
                                       E quali amici
 offrir mi puoi?
 SEBASTE
                               Le numerose schiere
1005sollevate in Egitto
 dipendono da me. Le regge Oronte
 per cenno mio, col mio consiglio. Osserva;
 questo è un suo foglio. (Le porge un foglio ed ella il prende)
 ROSSANE
                                            Alle mie stanze, amico,
 vanne, m'attendi, or sarò teco. È rischio
1010qui ragionar di tale impresa.
 SEBASTE
                                                       E poi
 sperar poss'io...
 ROSSANE
                                Va'; sarò grata. Io veggo
 quanto ti deggio e ti conosco amante.
 SEBASTE
 (Pur colsi alfine un fortunato istante). (Parte)
 
 SCENA XII
 
 ROSSANE sola
 
 ROSSANE
 Rossane, avrai costanza
1015d'opprimer chi adorasti! Ah sì; l'infido
 troppo mi disprezzò. De' torti miei
 paghi le pene. A mille colpi esposto
 voglio mirarlo a ciglio asciutto; e voglio
 che giunto all'ora estrema...
1020Oh dio! Vanto fierezza e il cor mi trema.
 
    Ora a' danni d'un ingrato
 forsennato il cor s'adira;
 or d'amore, in mezzo all'ira,
 ricomincia a palpitar.
 
1025   Vuol punir chi l'ha ingannato,
 a trovar le vie s'affretta;
 e abborrisce la vendetta
 nel potersi vendicar. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo